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UNA PIETRA MILLENARIA.
DAL MIOCENICO
AI GIORNI NOSTRI.
La pietra del Salento ha origini antiche.
Se gli studiosi della seconda metà dell'Ottocento
già l'attribuivano unanimamente al Miocene, periodo
dell'era del Terziario durato da 23 a 17 milioni di anni
fa, ancora dibattevano, però, sull'esatta collocazione
nei suoi diversi livelli.
Non era certo facile, infatti, scoprire le radici storiche
di una struttura così remota e complessa, il cui
carattere è stato temprato da milioni di anni
di storia.
Essa risulta essere una roccia calcarea, della famiglia
delle calcareniti mioceniche.
La caratterizza la presenza di numerosi frammenti di
fossili, rappresentati soprattutto da specie planctoniche
e bentoniche, che a volte sono conservati quasi integralmente.
All'esame petrografico la pietra del Salento appare
composta da un impasto granulare (microfossili, frammenti
di fossili, intraclasti e pellets) inglobato nel cemento
calcitico.
Costituente fondamentale ne è il carbonato di
calcio.
In percentuale assai minore, la presenza di granuli
di glauconite, quarzo, feldspati, muscovite, fosfati
e materiali argillosi può arricchirne il contenuto
e determinare le varie sfaccettature del suo carattere,
ora duro e resistente, ora tenero e duttile.
Essa presenta, in conseguenza delle varie litofacies
che caratterizzano il Miocene nel Salento, diverse
tipologie che si distinguono per colore, granulometria,
omogeneità, grado di compattezza ed età.
Tra queste la varietà cucuzzara, tosta, bianca,
dolce, saponara, gagginara e niura.
La pietra del Salento, infatti, ama essere sempre all'altezza
della situazione e presenta strutture diverse per ogni
tipo di esigenza.